PERCHE' NON MI CAPISCI?
- Priscilla Cozzi
- 16 nov
- Tempo di lettura: 3 min
Aggiornamento: 3 dic
“Sei stronz*”, “Mi fai arrabbiare”, “Non t’importa come mi sento”, “Non riesci a capire”… quante volte ci capita di dire frasi come queste in un momento di rabbia, tristezza o frustrazione?
Ed è normale, non perché sia giusto, ma perché nessuno ci insegna ad ascoltare cosa accade dentro di noi.
Facciamo un passo indietro e rileggiamo le frasi scritte sopra: cosa dicono davvero?
La risposta è “è una TUA responsabilità comprendermi”. Il focus è sempre su cosa l’altro dovrebbe o non dovrebbe fare, non su cosa emerge dentro di noi in quel momento. E spesso la discussione finisce con una chiusura difensiva.
Ok. Un bel respiro e proseguiamo.
Se imparassimo a dire “è una MIA responsabilità comprendermi”, cosa cambierebbe?
Molte arrabbiature non esisterebbero perché la rabbia in questi casi è volta ad "annientare" l’altro, nel tentativo di distruggere simbolicamente chi ci sta ferendo. È istinto, pancia, impulso e immaturità… ed è disfunzionale.
Le emozioni che emergono dentro di noi sono una bussola che guida i nostri comportamenti e ci aiuta a individuare i nostri bisogni emotivi.
Abbiamo tantissimi bisogni emotivi; possiamo riassumerli così:
• Bisogno di sicurezza – sentirsi protetti, avere stabilità emotiva e fisica.
• Bisogno di appartenenza e accettazione – essere riconosciuti come parte di un gruppo o di una relazione, sentirsi accolti.
• Bisogno di autonomia e libertà – avere spazio per decidere, fare scelte personali senza pressioni.
• Bisogno di riconoscimento e stima – essere valorizzati per chi siamo e ciò che facciamo.
• Bisogno di amore e intimità – poter dare e ricevere affetto, condivisione profonda.
• Bisogno di significato e scopo – sentire che la nostra vita e le nostre azioni hanno valore.
• Bisogno di leggerezza – poter ridere, giocare, sentirsi spensierati.
• Bisogno di integrità e autenticità – sentirsi coerenti con se stessi, poter esprimere chi siamo davvero.
In una relazione o in dinamiche interpersonali, molti conflitti derivano dal fatto che uno o entrambi i partner non sentono soddisfatti uno o più di questi bisogni, dando vita a conflitti estenuanti che distruggono, separano, allontanano, semplicemente perchè non sono consapevoli di ciò che sentono.
La sfida vera è cogliere anzitutto il proprio bisogno insoddisfatto e imparare a comunicarlo in modo chiaro e costruttivo.
Per esempio:
“Mi fai arrabbiare quando fai così” ➡️ “Sono arrabbiato/a” ➡️ “Non mi sento riconosciuto/a, visto/a, libero/a, accolto/a…” e così via.
Di fronte a una nostra reazione assertiva, l’interlocutore ha due strade: accogliere il bisogno o respingerlo.
Ed è proprio in quel momento che chi abbiamo di fronte si rivela: quanto è capace di stare con il mio bisogno? E quanto invece rispetta i suoi bisogni, creando uno scambio reciproco?
E per una relazione funzionale è indispensabile che i partner sappiano accogliere i propri bisogni e quelli dell’altro con rispetto, stima, reciprocità e cura.
Solo quando impariamo a riconoscere i nostri bisogni emotivi iniziamo a essere “centrati” (non in balia delle nostre reazioni emotive) e possiamo coltivare davvero autonomia emotiva, libertà, consapevolezza e muoverci nel mondo secondo ciò che ci fa stare bene, costruendo relazioni più autentiche e appaganti, anzitutto con noi stessi.
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